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Regno di Raybestos - Viaggio verso la Foresta Biancospina |
Avventura:
L'Ultimo Rintocco
Sistema:
Pathfinder
Il Regno di Raybestos non è più quello di una volta. Dopo l'oscurità tutto è cambiato. Le valli ai piedi della capitale si sono tramutate in deserto. I numerosi centri abitati brulicano di morti viventi. Ogni luogo incontrato dai cinque viandanti nel loro viaggio verso est è dominato dal fuoco e dalla morte. La loro missione, data dal Re Laars in persona, è quella di ritrovare un antico tomo perduto chiamato Malleus Maleficarum. In questo libro sono riposti arcaici rituali che, molto probabilmente, potranno guarire la piaga che si abbatte sulla popolazione.
Melina, a capo della spedizione, conosce queste terre come il palmo della sua mano. E' una figura decisamente enigmatica. Nonostante il caldo cocente, il suo corpo è completamente coperto. Nemmeno un centimetro della sua pelle è visibile. Porta sul volto una strana maschera di cuoio conciato, composta da quattro sezioni differenti, legate tra di loro da lacci che passano per strette asole come a formare delle cicatrici sul viso dall’espressione neutra. Assieme a lei cavalcano l'imponente e feroce Zork, il mezzuomo dal misterioso passato chiamato Floppy, il menestrello e cantastorie Asiur Seregon, ed il cavaliere senza macchia Arahelion. L'unica cosa che hanno in comune le quattro figure è l'essere sopravvissuti, fianco a fianco, agli eventi apocalittici che hanno investito l'intero Regno.
E’ pomeriggio oramai e la linea degl’alberi si avvicina sempre di più. Ad un tratto Milena fa segno di fermarsi. Sembra fissare gli alberi: centinaia e centinaia di figure barcollanti e dall’andatura incerta stanno uscendo dalla Foresta Biancospina, dirigendosi verso la capitale.
Melina gira il cavallo e dopo qualche secondo di esitazione impreca a denti stretti dicendo “… non possiamo tornare indietro, dobbiamo proseguire, altrimenti non ci sarà più speranza di salvarle”. Da una tasca interna del suo pesante mantello estrae una statuetta di creta raffigurante un corvo. “Speriamo di non essere già troppo lontani. Destati!”. Dopo qualche momento nel quale sembra non accadere nulla, la statuetta che tiene sul palmo della mano ha un sussulto. Scuotendo il capo e alzandosi sulle zampe il corvo prende vita e sembra fissare Melina, aspettando ordini. “Porta questo messaggio a Nadia Kross: un esercito di infetti si sta dirigendo verso la capitale dalla foresta, preparatevi per l’assalto immediatamente. Noi proseguiamo verso la nostra destinazione. Buona fortuna. Milena”. Il corvo prende il volo immediatamente in direzione della capitale.
Così il gruppo riprendere il cammino verso est, quando, dalla foschia, un’immensa colonna di fumo si alza nel cielo, come un gigantesco faro. Laghos, la città che ospita il quartier generale dell'Ordine d'Acciaio, brucia. Il piccolo gruppo si tiene distante procedendo seguendo la linea degl’alberi e il fiume Raab.
Una volta passata Laghos, nei pressi di una fattoria, i cinque cavalieri incontrano nel loro cammino alcuni cadaveri destati dalla piaga della non morte. Senza esitazione ed armi alla mano la minaccia viene sgominata e il viaggio procede.
Mentre il sole cala dietro i monti, ad est la Forca di Sangue incontra il Fiume Raab. Nel giro di pochi minuti l’escursione termica stringe nella sua presa artigliata gli avventurieri. Dopo una sosta tecnica, Milena dice che c’è un guado ad un paio di ore dentro la foresta e che vuole raggiungerlo prima che faccia buio. Inoltre accenna ad una capanna utilizzata come rifugio dagli scout della capitale e di Laghos e che con un po’ di fortuna si potrà trovare un pasto caldo e un posto sicuro dove passare la notte.
Seguendo il fiume il gruppo cavalca verso nord ora, mentre la sera e le Tre Sorelle, le lune, prendono il posto del sole. La notte è gelida e limpida. Ad un tratto un falcone plana a pochi metri di distanza dalle teste dei cinque, emettendo un richiamo acuto. Dagl'alberi un gruppo di tre persone a cavallo raggiunge i viaggiatori. Fortunatamente sono delle facce conosciute per Milena, che si affretta a introdurre Renè, un capitano di pattuglia degli scout di Raybestos. Dopo i convenevoli i viaggiatori vengono invitati a passare la notte alla capanna. Quest'ultima è tenuta da un manipolo di uomini, tutti scout della capitale a parte un uomo sulla sessantina che porta i colori di Laghos, di nome Tantres. Dopo un battibecco scaturito dai fumi dell'alcool tra quest'ultimo e Arahelion, l'uomo mezzo ubriaco si appisola su di un angolo, tenendo ancora stretta tra le mani la coppa di vino.
La notte sembra passare tranquilla, quando ad un tratto si sentono dei movimenti improvvisi nella stanza dove Milena sta riposando. Con le armi in mano tutti si gettano verso la stanza. Riverso a terra Tantres, con le braghe slacciate e parzialmente calate, giace imbrattato dal suo stesso sangue: lo stocco di Milena gli trapassa le budella. Milena è in piedi nella stanza con la mano stretta sull'elsa dello stocco, coperta solo dalla casacca da sotto dell'armatura parzialmente strappata. Il suo corpo finalmente completamente visibile è del colore dell'ebano, i tratti del viso sono elfici, e una buona parte della pelle è ricoperta da cicatrici di ustione. Si affretta a spiegare: "Il verme ha cercato di stuprarmi". Renè non si fidava dell'uomo e prende per vero quello Milena dichiara, mentre Arahelion e Floppy, nonostante l'evidenza dei fatti, non si fidano e richiedono che almeno per il resto della notte Milena dorma con la porta aperta in modo da essere controllata. Controvoglia Milena accetta la richiesta e la notte termina senza disturbi ulteriori.
Il guado è poco distante dalla capanna dove i viaggiatori passano la notte. Il sole non è ancora spuntato ma il cielo, gradualmente, diventa chiaro e le stelle smettono di brillare facendo spazio alla timida luce sole. Tutto, intorno a loro, è avvolto da uno strato di brina che rende tutto surreale e congelato nel tempo. Il respiro si condensa davanti a volti, come se fosse pieno inverno.
Una volta passato il guado dalle acque gelide Milena, tornata a essere nascosta da indumenti e maschera, estrae una mappa ed indica la strada da seguire seguirete. Menziona un vecchio sentiero di caccia che da qui porta ai piedi del Dorso del Gobbo, ma ricorda di esserci passata solo una volta. Il piano sarebbe quello di seguire quel sentiero per un po’, per poi lasciarlo e procedere verso il cuore della foresta, dove Martell Freyas ha segnalato l’ubicazione della Torre dell’Arcimago Vrastalas.
Il fitto del sottobosco getta su piccolo gruppo la sua penombra opprimente. Solo pochi raggi solari filtrano tra le fronde e i rami degl’alberi. Il freddo è pungente e il cammino pesante e difficile.
Ad un tratto la temperatura si fa più mite e gradevole e gli alberi si diradano lasciando abbastanza spazio per vedere oltre al fitto del sottobosco. Divorata dalla vegetazione, una costruzione composta da vecchie pietre grigie e usurate dal passare dei secoli, rassomiglia ad una torre parzialmente crollata. Gran parte delle rocce e delle statue prive di volti e segni riconoscibili, sono coperte da folto muschio e anni ed anni di sedimentazione. L’aria è pregna dell’odore acre della decomposizione.